Tradurre il curriculum in inglese: gli errori da non fare assolutamente

Il tuo sogno è sempre stato lavorare all’estero e hai già adocchiato un’azienda che ti interessa e che ha posizioni aperte in paesi diversi dall’Italia adatte proprio al tuo ruolo, alle tue capacità? Con ogni probabilità sei lontano dal realizzarti davvero nella tua vita lavorativa solo un passo, quello della traduzione cv in inglese. Va da sé, infatti, che se stai cercando opportunità di lavoro in un mercato diverso dall’Italia, la prima cosa che dovresti fare è crearti un curriculum internazionale, meglio se scritto in inglese appunto che è la lingua che la maggior parte dei recruiter considera standard. Cosa ti serve?

Come creare il perfetto CV in inglese (o in qualsiasi altra lingua straniera)

Se stai già pensando a Google Traduttore sei sulla strada più sbagliata: come tutti gli altri traduttori automatici, infatti, sebbene sia stato migliorato nel tempo, non ti mette al sicuro da strafalcioni e errori da penna rossa e, no, considerato quanto in sovrabbondanza siano in genere le candidature rispetto ai posti di lavoro effettivamente disponibili, nessuno che si occupi di selezione è disposto a chiudere un occhio su errori di grammatica o sintassi. L’idea migliore è rivolgersi a un traduttore professionista o a un’agenzia – ce ne sono proprio di specializzate in curriculum vitae che hanno tariffe in genere abbordabili anche per chi non abbia ancora grandi entrate mensili – che traducano per te il tuo cv se non conosci bene la lingua in cui hai bisogno che sia scritto.

Se invece sei in grado di parlare da vero madrelingua l’inglese o l’altra lingua in questione, puoi tranquillamente optare per scrivere da te il tuo cv. Il verbo scrivere non è casuale: quasi mai si tratta, infatti, di una semplice traduzione cv in inglese ma, se volessimo usare un termine spesso utilizzato nel cinema o nell’editoria, si tratta più di un adattamento del tuo cv alle richieste del mondo del lavoro anglofono. Sapevi, per esempio, che il formato europeo è poco o quasi per niente utilizzato nei paesi di lingua anglofona? Ci sono altri format più caratteristici (il chronological, lo skilled based, il qualification style CV, eccetera) e che mettono in luce, di volta in volta, aspetti diversi legati o alla tua formazione o alle tue esperienze lavorative e così via, ma è molto raro che un’azienda straniera accetti il tuo curriculum Europass – molte, anzi, specificano proprio negli annunci che escluderanno i candidati che ne presenteranno uno. Ancora, la maggior parte delle aziende straniere non ama la verbosità in documenti come uno curriculum vitae, ragione per cui dovresti cercare di essere il più sintetico possibile e di fare selezione tra le informazioni da dare a chi si occupa di recruiting. Tieni conto in questo senso che, molto più di quanto facciano quelli italiani, i recruiter internazionali preferiscono al semplice job title (o al titolo di studio, se sei alle prime esperienze lavorative) una descrizione più puntuale delle mansioni che hai svolto, delle competenze che hai acquisito e delle skill, non per forza tecniche, che padroneggi meglio.